E, per escursionisti medi, fino alla prima deviazione per la Buca delle Fate, escluso il superamento EE, per escursionisti esperti, di una scaletta rotta e pericolante che permette di oltrepassare un recinto, evitabile comunque risalendo qualche metro e passando attraverso una breccia del predetto recinto. EE la discesa alla scogliera, F (alpinistico facile) a tratti il percorso sulla stessa, con passi di arrampicata di I e II, a volte un po’ esposti. F anche il raggiungimento della Buca delle Fate che, in condizioni di mare mosso, richiede il superamento di un paio di metri di II, molto più facile sicuramente con il mare calmo.EE, ma facile, la discesa al Fosso San Quirico per scogliera, EE anche la successiva discesa a mare, tutto il resto E, con un tratto un po’ infrascato verso il Monte Gigante, a cui, proprio per questo motivo, ho rinunciato ad andare, si può quindi evitare anche questo primo pezzo infrascato, seguendo il più veloce e chiaro sentiero segnato.
da Genova si prende l’autostrada A12 in direzione Livorno, e la si segue fino al suo termine a Rosignano. Usciti dall’autostrada continuiamo dritti senza soluzione di continuità sulla superstrada (Variante Aurelia) in direzione sud. Proseguiamo sulla variante Aurelia fino a San Vincenzo, dove ne usciamo per attraversare il paese sempre in direzione sud, seguendo le indicazioni per Populonia e Piombino. Giungiamo quindi ad una rotonda, dove prendiamo a destra per Populonia Alta e Baratti, lasciando a sinistra per Piombino. Giungiamo così in vista del mare in corrispondenza del Golfo di Baratti, di cui seguiamo la linea di costa. Superati vari parcheggi a pagamento sulla sinistra, giungiamo ad un ultimo bivio a sinistra con indicazioni per Populonia Alta e Parco Archeologico, qui proseguiamo dritti sul lungomare e parcheggiamo nelle strisce bianche a destra.
dal parcheggio proseguiamo il lungomare su asfalto per entrare quindi in un parcheggio chiuso da una sbarra, dal quale arriviamo in breve all’inizio del sentiero sulla sinistra, segnato da cartelli, che imbocchiamo. Costeggiamo quindi un recinto con scritto “Fondo Chiuso”, ed arriviamo ad un punto panoramico, da qui, uscendone a sinistra riprendiamo il sentiero che costeggia sempre il recinto, per poi scavalcarlo tramite una scaletta di legno. Continuiamo quindi a seguire il sentiero segnato in biancorosso per arrivare ad un bivio, con indicazioni su di un cartello divelto, che indica di passare a sinistra, onde evitare una frana sulla destra. Noi passiamo comunque a destra, fiduciosi di non trovare grosse problemi, ed in effetti così sarà. Dopo un lungo tratto nel bosco arriviamo quindi ad una nuova scaletta in legno che supera una nuova recinzione, ma questa è piuttosto malridotta e richiede attenzione, possibile in alternativa passare attraverso una breccia della recinzione un poco più a monte. Oltre 600 metri dopo la scaletta rotta, troviamo un bivio a sinistra non segnato e, subito dopo, un bivio a destra per scendere al mare, che imbocchiamo. Il sentiero, dopo poco, si biforca, andiamo quindi prima verso destra giungendo in breve agli scogli sul mare. Da qui è possibile ancora proseguire verso destra salendo su un masso e quindi issandosi su una cengia tramite un passaggio un poco esposto. La cengia è larga e comoda ma termina dopo poco più di 50 metri con un salto sul mare. Torniamo quindi sui nostri passi e continuiamo su scogliera in direzione opposta; giungiamo così ad un guado non difficile, ma che nelle condizioni attuali di mare un po’ mosso richiede un attenzione per non bagnarsi. Passato il guado dobbiamo passare su una stretta cengia che ci costringe ad un quasi “passo del gatto” per non sporgerci troppo sul mare. Con alcuni passi di facile arrampicata continuiamo poi fino a portarci sotto alcuni strani torrioni. Qui arrampicando verso sinistra arriviamo a toccare un primo torrione, mentre, verso destra, arriviam, sempre arrampicando (II direi) agli altri torrioni, da cui ci separano un paio di metri, paio di metri che portano sull’altipiano soprastante, ma di non facile superamento, anche se corde aiutano nel superamento dello strapiombo. Qui ho preferito comunque tornare indietro, dato che sicuramente la zona è raggiungibile in modo più facile, ed avendo lasciato lo zaino presso il guado. Torno quindi sui miei passi ed inizio a risalire la discesa a mare effettuata, per prendere però a destra prima di tornare sul sentiero segnato. Il nuovo sentiero porta in breve ai torrioni ai quali non sono arrivato in precedenza e, da qui, si risale ad alcune panchine. Dalle panchine seguiamo la scogliera verso destra, finche il salto sottostante non digrada e permette di scendere al livello del mare. Dal mare prendiamo a destra fino ad arrivare in vista della Buca delle Fate, che raggiungiamo scavalcando in alto lo sperone roccioso che la delimita (più facile passare in basso, ma ci vorrebbe il mare calmo). Visitata la Buca delle Fate torniamo sui nostri passi fino alle panchine e, da qui, risaliamo facilmente al sentiero segnato, che imbocchiamo verso destra. Percorriamo quindi circa 350 metri sul sentiero segnato, per poi prendere a destra una nuova discesa a mare non segnata. Da qui, percorrendo la scogliera verso sinistra, arriviamo facilmente alla spiaggia del Fosso San Quirico, che percorriamo per un tratto, per imboccare quindi non il primo sentiero verso sinistra (che è quello che scende alla spiaggia appunto), ma il secondo, con il quale continuiamo in direzione sud. Dopo poco più di 250 metri troviamo una nuova discesa a mare non segnalata che percorriamo brevemente per giungere su una scogliera. Torniamo quindi sul sentiero e riprendiamo la marcia verso sud, che, in circa 750 metri, porta ad una nuova discesa a mare sulla destra che, in breve, porta ad una spiaggia. Torniamo quindi sui nostri passi al sentiero segnato e continuiamo in direzione Cala Moresca. Il sentiero adesso sale ed in poco più di 250 metri giunge ad un nuovo bivio, sulla destra un sentiero non segnalato, ma evidente, scende fino ad un accampamento di cacciatori (non credo si riesca a proseguire oltre fino al mare in corrispondenza di Punta Galera, ma sarebbe da verificare meglio) e probabilmente non vale la pena di andarvi come ho fatto io per esplorare. Continuando quindi sul sentiero dei Cavalleggeri incontriamo alcune deviazioni che salgono sulla sinistra, mentre noi continuiamo lungo la costa. Incontriamo poi lungo il percorso un nuovo accampamento per cacciatori e, dopo 180 metri circa da questo accampamento, troviamo un bivio non segnalato sulla destra. Tale bivio porta a delle rovine di una costruzione e poi continua, ma non sembra scenda al mare, quindi ho preferito, essendo anche un po’ in ritardo, non esplorare ulteriormente. Proseguendo nuovamente sul Sentiero dei Cavalleggeri, ignoriamo un ulteriore bivio a sinistra, per poi scendere brevemente a destra alla Spiaggia del Fosso alle Canne, dal quale ritorniamo tramite altro sentiero al sentiero segnato. Proseguendo poi sul sentiero dei Cavalleggeri troviamo altri bivi a sinistra che ignoriamo per poi giungere, in un crocevia, a quello a destra per la Spiaggia Lunga. Scendiamo quindi anche alla Spiaggia Lunga e, visitatala, torniamo sul sentiero e riprendiamo verso sud. Seguiamo quindi il sentiero verso Cala Moresca, sempre lungo costa, che procede largo e pianeggiante con belle viste sull’Isola d’Elba. Giunti all’asfalto e ai primi stabilimenti di Cala Moresca, imbocchiamo sulla sinistra il sentiero per Reciso, come da cartello segnaletico. Superato un bel prato a quota 90 circa arriviamo ai primi bivi, dove teniamo la destra seguendo le indicazioni per Reciso (posto in cui dobbiamo comunque arrivare). Troviamo successivamente altri bivi verso sinistra, ma noi continuiamo sulla sterrata principale seguendo le indicazioni per Reciso. A quota 190 circa, troviamo invece un bivio non segnalato, dove io ho preso a destra nell’intenzione di andare al Monte Gigante, ma il sentiero è parecchio infrascato e quindi ho desistito, consiglierei quindi di proseguire a sinistra sul sentiero segnato. Tornati quindi, o proseguito, sul sentiero principale, troviamo ulteriori bivi a sinistra, sempre segnalati con cartelli, e noi continuiamo a seguire la direzione Reciso. Giunti a dei tavoli picnic troviamo quindi subito un paio di bivi. In corrispondenza del primo bivio troviamo un cartello che non indica però la deviazione destra ivi presente, ma solo di proseguire per Reciso, mentre il secondo non è in alcun modo segnalato; qui lasciamo la sterrata principale per Reciso e prendiamo a sinistra un chiaro sentiero, non segnalato appunto, con l’intento di andare in vetta al Monte Massoncello (essendo comunque che il Monte non è per niente panoramico, può anche essere meglio, se si vuol far prima, proseguire sul sentiero principale). Proseguendo quindi verso il Massoncello, troviamo, dopo 150 metri, una biforcazione indicata da due cartelli in legno: a sinistra Crocefissino ed a destra Croste, noi prendiamo quindi a destra e, dopo 70 metri circa, stiamo attenti a notare un ometto di pietra appoggiato ad un albero, che indica, a destra, la non evidente deviazione per la vetta. Saliamo quindi in vetta, segnata da un alto cippo e continuiamo sull’unico altro sentiero lì presente. Il sentierino imboccato passa a fianco di una recinzione e ci porta davanti al cancello dal quale seguiamo la strada bianca che ne diparte. In breve la strada ci riporta sulla sterrata principale che avevamo abbandonato per salire al Massoncello, e la imbocchiamo verso sinistra. Dopo poco meno di 400 metri troviamo un nuovo bivio, dove lasciamo a destra la sterrata principale, per prendere una sterrata secondaria non segnalata a sinistra (ho fatto questo percorso alternativo per salire alla vetta del Poggio Tondo, ma anche questa si rivelerà assolutamente non panoramica e, quindi, può essere meglio seguire il sentiero principale, anche se, in questo caso, la differenza non è molta). Dopo una ventina di metri lasciamo anche questa sterrata per prendere il sentiero 505 (come da cartello in legno) verso destra. Il nuovo sentiero scende fino ad un grosso accampamento per cacciatori, dopo il quale torniamo ad innestarci su un sentiero segnato in biancorosso, che imbocchiamo verso destra. Dopo circa 650 metri troviamo un nuovo bivio, dove prendiamo a sinistra, lasciando a destra le segnalazioni per Reciso. Poco meno di 250 metri e giungiamo ad un nuovo bivio, dove proseguendo a sinistra su traccia non segnata, possiamo arrivare in un centinaio di metri sulla vetta del Poggio Tondo, vetta che più che altro è un altopiano senza alcun panorama. In ogni caso, visitata la vetta, di cui tra l’altro il punto esatto non è riconoscibile se non con un altimetro, ritorniamo sul sentiero segnato e lo imbocchiamo verso sinistra. Percorriamo quindi il sentiero 303 ignorando alcune deviazioni a sinistra, e riprendendo a seguire le indicazioni per Reciso. Arriviamo quindi al parcheggio di Reciso, del quale fiancheggiamo sulla destra la recinzione e superiamo quindi un cancello per arrivare sull’asfalto. Attraversiamo quindi l’asfalto e imbocchiamo un sentiero con indicazioni “Via della Romanella”. Il sentiero giunge nei pressi di una specie di edicola e qui troviamo un bivio: a sinistra si sale sempre sulla Via della Romanella per giungere quindi all’Acropoli, mentre dritti a destra si scende nuovamente alla strada. Io, nell’occasione, ho preso a sinistra, ma il sentiero con cui volevo poi scendere dall’Acropoli a Baratti era chiuso e cintato, è meglio quindi proseguire a destra, giungere all’asfalto e proseguire su questo fino al parcheggio.
premesso che il pezzo forte di questo giro è sicuramente la vista sulle isole, il fatto di aver trovato una giornata non nitidissima ha ridotto decisamente la bellezza del giro. In definitiva quindi sono rimasto un po’ deluso, soprattutto per i lunghi tratti nel bosco senza vista, sia all’andata sul sentiero dei Cavalleggeri, sia soprattutto al ritorno lungo il crinale delle colline, da dove non ho trovato un singolo punto panoramico. Suggestiva invece la zona di Buca delle Fate, dove la scogliera presenta alcune belle formazioni rocciose, interessante, ma non molto di più la Buca delle Fate stessa, grotta marina con visita sull’Isola dell’Elba, e questo indubbiamente è già molto, ma direi che non c’è neanche niente di più, che come grotta marina non è certo tra le più spettacolari. Forse però l’errore principale è stato non estendere il giro fino a Punta del Falcone, forse il posto più bello e panoramico.