EE, per escursionisti esperti, per alcuni tratti ripidi stretti su ghiaione per salire e scendere alla/dalla II cantoniera e per alcuni passaggi in cui ci si può/deve aiutare con le mani presso la Cima dello Scorluzzo venendo dal Filon del Mot. Un minimo di senso dell’orientamento può poi servire per il ritorno, data la presenza di vari sentieri che si incrociano e possono indurre in errore, ma che, in ogni caso, non porterebbero troppo fuori strada, al massimo alla III Cantoniera.
Da Bormio si sale verso lo Stelvio e si parcheggia nello slargo presso la seconda cantoniera, dove sono presenti anche i cartelli indicatori.
Premesso che potrebbe essere meglio partire dal Passo dello Stelvio per superare subito il tratto in quota, ed arrivare subito in vetta (con la speranza di maggior nitidezza) e avere la possibilità di evitare la risalita al ritorno (eventualmente usufruendo delle corriere che percorrono lo Stelvio), io ho deciso invece la partenza dalla II Cantoniera dato il tempo già brutto al mattino (con qualche speranza di miglioramento), e per non prendere troppo freddo, partendo da una quota subito elevata.
Dalla II Cantoniera i cartelli segnalano la direzione per il Filon del Mot e un numero di sentiero che non corrisponde a quello effettivo: bisogna, in effetti, seguire il n° 13 fino alla vetta dello Scorluzzo, mentre sui cartelli è indicato, mi pare, 508. Giunti ai resti del villaggio militare del Filon del Mot il sentiero passa sotto a destra, è più interessante invece mantenere il filo di cresta, cosa che si può fare fino in vetta allo Scorluzzo, passando così vicino ad un maggior numero di fortificazioni, rispetto al sentiero segnato che, ogni tanto, si mantiene più in basso.
Dalla vetta dello Scorluzzo il sentiero segnato scende al Rifugio Compagnoni e alla statale dello Stelvio. Da qui mi sono diretto ai 2 laghetti poco sotto la strada: non è necessario, si può seguire la statale, ma ho preferito visitare i laghetti.
Si continua quindi lungo la statale, meglio però abbreviare il percorso assai tortuoso tagliando nei prati, fino a raggiungere, in un tornante a quota 2600, il cartello del sentiero per le Rese di Scorluzzo.
Il sentiero, in leggera salita, porta al Laghetto Alto e quindi va a incrociare la strada militare proveniente dalla III Cantoniera. A questo punto esistono varie possibilità: la più breve è probabilmente quella di scendere alla III Cantoniera e proseguire sulla statale fino alla macchina, la più lunga e più faticosa (ma anche la più bella perché permette di visitare i laghetti di scorluzzo) è quella di imboccare la deviazione per la Malga Scorluzzo e quindi risalire verso il Filon del Mot, dal quale ridiscendere alla macchina.
Io invece, siccome in medio stat virtus, non ho fatto né una, né l’altra: ho sì imboccato la deviazione per la Malga Scorluzzo, ma, da questa, invece di proseguire sul sentiero segnato per il Filon del Mot, ho preso il sentiero subito sotto e a destra di questo (non segnato né segnalato) che taglia in piano i piani (appunto…) di Scorluzzo per ricongiungersi al sentiero dell’andata intorno a 2500 metri di quota, decisamente più in basso che il Filon del Mot.
Il villaggio all’inizio del Filon del Mot (nome della cresta che arriva fino al Monte Scorluzzo) viene definito da alcuni una piccola "Machu Pichu" e, in effetti, il paragone non è troppo fuori luogo… Molto bello anche l’osservatorio all’inizio della cupola terminale dello Scorluzzo. Dei panorami montani, invece, poco vi è da dire, complice anche una giornata grigia, anche se la vista sui ghiacciai dello Stelvio non è da sottovalutare, così come quella della vicina Cresta della Reit. Ho poi incontrato anche un folto gruppo di stambecchi, non credo sia un caso. Infine direi che il giro diventa ancora più bello se, prima di scendere alla Malga Scorluzzo, si imbocca il sentiero a sinistra (bivio a quota 2605 circa) che porta ai laghetti di Scorluzzo, soluzione migliore di quella prospettata qui sopra nel “percorso a piedi”, che proponeva di risalire ai laghetti dalla Malga Scorluzzo.
In ogni caso si tratta sicuramente di una gita da aggiungere alle ‘imperdibili’ della zona.