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Bric Conoia, Cima Revelli e Monte Rotondo anello per la Val Negro da Viozene

Bric Conoia, Cima Revelli e Monte Rotondo anello per la Val Negro da V...

Percorso Inedito
27-09-2020
Viozene (1250) – Pian Rosso (1520) – Pian dell’Olio (2060) – Monte Rotondo (2490) – Cima Revelli (2480) – Il Profondo (2415) – Bric Conoia (2520) – Val Negro (1950-1520) – Pian Rosso (1520) – Viozene (1250).
13,5 Km. circa, ma il ritorno per la Val Negro richiede molto più tempo di quanto la lunghezza faccia presumere per il terreno assai impervio e scomodo che richiede di decidere ad ogni passo dove proseguire.
1550 m. circa.
Maury76 e soundofsilence.
Scarica la traccia Gps
E, per escursionisti medi, fino al Monte Rotondo, quest’ultimo facile e salibile passando dove più si preferisce anche se non vi è una traccia bene definita non vi sono problemi a salire a vista. EE, per escursionisti esperti, la salita a Cima Revelli su cresta un poco esposta, ma senza difficoltà. F+ (alpinistico facile superiore) la discesa al torrione sotto la cima (non necessaria) con paretina di I grado esposta ed insidiosa per ghiaietto. EE la salita al Bric Conoia seguendo la cresta e passando tutte le anticime, alcune ripide e un po’ esposte, E se si passa il sentiero sottostante. La discesa poi per il canalone erboso dalla vetta e la sottostante Val Negro merita un discorso a parte, la valutazione complessiva è EE, ma bisogna essere escursionisti molto esperti su qualsiasi tipo di terreno e che non hanno problemi a “ravanare” fuori sentiero e ad affrontare passaggi scomodi, assai intricati per la vegetazione, scivolosi e insidiosi nel torrente, avendo poi la capacità di capire dove è meglio passare. Riassumendo direi che la predetta discesa si adatta più a chi abbia esperienza speleo e sappia cosa significa ravanare per trovare una grotta o strisciare all’interno della stessa ed affrontarne intricati passaggi scivolosi. Nel dettaglio la prima parte della discesa, fino a 1860 metri circa, si volge su largo canale erboso, a tratti un po’ ripido, ma mai difficile, per giungere quindi al punto chiave, un salto di roccia passabile sulla immediata destra con un canalino roccioso che finisce in un salto di un paio di metri, dove potrebbe essere meglio usare una corda in doppia su un qualche albero, in quanto il canalino è scivoloso e aggettante verso il predetto saltino. Noi abbiamo preferito evitare tale salto e siamo scesi invece più a destra nel bosco, dove abbiamo dovuto affrontare un passaggio intricatissimo tra gli alberi caduti, magari non pericoloso, ma veramente scomodissimo e difficile. Successivamente non si ha altra opzione che percorrere il torrente per qualche centinaio di metri, discesa assai insidiosa per salti di roccia e terreno scivoloso che costringe a passare più volte da una riva all’altra o dentro il torrente stesso. Passato questo primo tratto di torrente, si continua poi a seguirne il corso, prevalentemente in riva destra o dentro lo stesso, ma più facilmente, che non vi è più acqua, né salti rilevanti, ma si tratta comunque di terreno sempre abbondantemente EE. E poi la parte finale su sentiero segnato, in parte lo stesso dell’andata.
Da Genova fino a Savona e quindi all’uscita di Ceva sulla Savona-Torino. Da ceva si prende per Garessio, Ormea e Colle di Nava. Raggiunta Ormea si continua verso il Colle di Nava. Giunti a Ponte di Nava, invece di svoltare sulla ss28 per il colle, si prosegue dritti per Viozene sulla sp154. In 10 Km si arriva a Viozene e si parcheggia di fronte a una chiesa/cappella sulla strada principale, dove sono presenti numerosi posti e anche cartelli indicatori dei sentieri.
Dal parcheggio si prende il sentiero sulla destra della cappella e si sale lungo una rampa di cemento, per girare quindi a destra tra le case del paese (fonte). Si lascia quindi il paese e si inizia a salire verso nord fino a giungere, a quota 1500 circa, a un ampio pianoro (Pian Rosso), dove sorge, a breve distanza, il Rifugio Mongioie. Si lascia quindi il Rifugio sulla sinistra senza raggiungerlo e si continua dritti verso nord in direzione del Bocchin dell’Aseo. La lunga salita ci porta prima ai prati di Pian dell’Olio (2090) e, poco dopo, a incontrare un primo bivio sulla sinistra per la vetta del Mongioie a quota 2185 circa; altri 350 metri di sentiero circa (300 metri prima di giungere al Bocchin dell’Aseo) e a quota 2250 incontriamo la non evidentissima deviazione sulla destra (freccia rossa su masso comunque) per salire verso il Profondo e il Monte Rotondo; imbocchiamo quindi la predetta deviazione, segnata comunque da ometti e tacche rosse e la seguiamo fino a giungere alla gigantesca dolina del profondo, alle pendici sud del Monte Rotondo. Dal bordo nord-est della dolina risaliamo direttamente e a piacimento il ripido pendio erboso che porta in vetta al Monte Rotondo. Dalla vetta scendiamo, senza traccia né segnalazione alcuna, all’evidente insellatura verso nord, che separa il Monte Rotondo dalla Cima Revelli. Giunti all’insellatura percorriamo in breve la cresta rocciosa e arriviamo in vetta. Pochi metri prima della vetta è possibile scendere ad un torrione, discesa da fare con molta prudenza data l’esposizione. Ripercorriamo quindi a ritroso la cresta e ci dirigiamo nuovamente verso il Monte Rotondo, tenendoci però a sinistra della vetta, per evitare qualche metro in più di dislivello. Superato il crinale del Monte Rotondo ci dirigiamo quindi a destra fin sul bordo del Profondo, per poi risalire fino al crinale soprastante, che, imboccato verso sinistra, continua fino al Bric Conoia. Seguiamo quindi fedelmente il crinale, anche quando il sentiero passa sotto dello stesso, superando alcune elevazioni o anticime che dir si voglia. Le ultime due anticime sono più ripide e distanti dal sentiero, ma vale la pena di salirvi per le belle viste che offrono. Dall’ultima anticima giungiamo quindi rapidamente in vetta, dalla quale scendiamo seguendo il sentiero, senza deviare a destra per le anticime percorse all’andata. In ogni caso, proprio sotto l’ultima anticima, lasciamo il sentiero per scendere a sinistra in un ampio canalone erboso, ripido ma camminabile senza grossi problemi, perlomeno con terreno asciutto. Dopo una prima parte assai ampia il pendio converge verso l’impluvio dove troviamo un “fiume di pietre” che lo percorre lungamente. Ci teniamo quindi leggermente a sinistra di tale fiume, preferendo scendere su erba. Più avanti, a quota 2000 circa, passiamo invece sulla destra del fiume di pietra e ci portiamo su un costolone erboso che lo divide da un altro fiume di pietra sulla destra che scende dal canalone adiacente. Percorriamo quindi il crinale del costolone erboso fino al suo termine, e, quindi, proseguiamo sul fondovalle fino a giungere in vista di un salto di roccia a quota 1860 circa. Qui forse sarebbe possibile passare per canalino roccioso immediatamente a destra del salto (consigliabile corda), ma noi abbiamo preferito risalire qualche metro e prendere a sinistra (a destra scendendo) per passare nel bosco che per un breve tratto si rivela comunque assai ripido e quindi ci porta ad affrontare un passaggio intricatissimo tra gli alberi piegati che ci ha richiesto almeno 5 minuti di ravanamento per riuscire a passare. Dopo tale passaggio si scende più facilmente fino a raggiungere il torrente, che ci tocca seguire nel suo alveo, che in questo tratto scorre fra pareti rocciose. Il torrente è indubbiamente suggestivo essendo quasi completamente ricoperto di muschio colorato, ma la discesa è assai insidiosa, tra l’acqua, i salti e le pietre scivolose e ci richiede più di mezz’ora per fare poco più di un centinaio di metri, nei quali più volte passiamo da una riva all’altra per riuscire a proseguire. Usciti quindi dalla gola proviamo a seguire il pendio prativo in riva destra cercando di allontanarci dal torrente, ma la cosa non risulta possibile data la vegetazione intricatissima e, dopo un nuovo passaggio estremo tra gli alberi, ritorniamo a sinistra a seguire il torrente (meglio quindi sarebbe stato, probabilmente, proseguire accostati al torrente senza cercare di allontanarvisi). Per fortuna la cosa si rivela meno laboriosa che nel tratto precedente e possiamo percorrere alcuni tratti sui prati a fianco dello stesso, altri nell’alveo ormai asciutto, saltando da un masso all’altro fino ad arrivare ad incrociare un sentiero segnato, che imbocchiamo verso destra. Il sentiero segnato ci porta, con una breve risalita, a raggiungere i cartelli segnaletici all’imbocco di Pian Rosso, dove prendiamo a sinistra e torniamo sul percorso dell’andata fino a Viozene.
interessante gita che mette insieme tre cime con poco sforzo, essendo brevi le risalite tra l’una e l’altra. Molto bella la cresta sommitale di Cima Revelli e le pareti del Conoia, specie viste dalle anticime, suggestiva l’enorme dolina del Profondo e panorama sempre aperto e caratterizzato dalle bellissime cime circostanti, soprattutto Mongioie e Pizzo d’Ormea. Discorso a parte merita poi la discesa per il canalone della Val Negro, consigliabile solo ad escursionisti veramente esperti ed avvezzi a qualsiasi tipo di terreno e scomodità, altrimenti si può comunque tornare per la via dell’andata. Gita consigliabile soprattutto in autunno per evitare le frequenti nebbie estive che renderebbero il percorso molto meno interessante e anche assai difficile da seguire senza una traccia GPS, senza poi contare che la discesa dalla Val Negro è assolutamente sconsigliabile in caso di minaccia di pioggia, sia per la scivolosità, sia per il pericolo di piene del torrente.
Percorso Inedito
27-09-2020
Viozene (1250) – Pian Rosso (1520) – Pian dell’Olio (2060) – Monte Rotondo (2490) – Cima Revelli (2480) – Il Profondo (2415) – Bric Conoia (2520) – Val Negro (1950-1520) – Pian Rosso (1520) – Viozene (1250).
13,5 Km. circa, ma il ritorno per la Val Negro richiede molto più tempo di quanto la lunghezza faccia presumere per il terreno assai impervio e scomodo che richiede di decidere ad ogni passo dove proseguire.
1550 m. circa.
Maury76 e soundofsilence.
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